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Un impegno per la comunità ed anche per il territorio in cui si opera. Ma, tante volte, l’attività svolta con dedizione e amore non viene apprezzata e, anzi, se subentra un minimo “interesse”, si punta a smontare ciò che si costruisce, danneggiando la stessa comunità in cui si vive e lavora. Il “caso” riguarda l’acquisto di ben 37 tablet (Huawei mediapad t5 10,1 32gb gold) per altrettanti alunni dell’istituto comprensivo di Diamante, diretto da Maria Cristina Rippa.

L’obiettivo, per il bene della comunità, è solo quello di favorire la didattica a distanza in questo particolare periodo di emergenza da coronavirus. La scuola, nell’ambito dell’autonomia che le è concessa, ha acquistato gli apparecchi multimediali nel rispetto della normativa.  Prima di fare l’ordine in qualunque altro angolo del mondo, la dirigente scolastica ha ben pensato di interpellare alcuni commercianti locali. I tempi stretti in cui era richiesta la consegna, per favorire la didattica a distanza, non hanno permesso di concludere l’acquisto nell’ambito locale. Una procedura normalissima che però ha generato non pochi problemi. E, a fare le spese delle “voci”, messe in giro per denigrare l’operato dell’istituto comprensivo, è proprio il buon nome della scuola che, dirigente in prima linea, ma anche personale ed insegnanti, faticosamente cercano di tenere alto, anche in momenti difficili come quelli attuali. «Non amo la visibilità, non amo le lodi, non amo ringraziare né essere ringraziata – ha commentato la dirigente scolastica Maria Cristina Rippa, interpellata dal cronista -. Costituisce mio preciso dovere impegnarmi per migliorare il servizio pubblico d’istruzione e rafforzarne la fiducia dei cittadini. Ma quanta amarezza nei giorni scorsi nel leggere un ardito messaggio, pervenutomi tramite whatsapp, quasi fossi una amica, da un commerciante autoctono, per me un perfetto sconosciuto, rancoroso di non essere stato il fornitore della dotazione di devices che la scuola ha acquistato con lo straordinario stanziamento ministeriale a supporto della Dad. Un messaggio che quasi rasenta la minaccia, ma di sicuro diffama perché scritto addirittura “in diretta” alla presenza della famiglia che in quel momento stava ricevendo dal commerciante deluso supporto tecnico per l’utilizzo del tablet scolastico. Il lavoro svolto, tra l’altro in tempi record, per garantire il diritto allo studio degli alunni non può essere rovinato da chi antepone i propri interessi a quelli della comunità, avvelenando in malafede il clima con sospetto e maldicenze. C’è da aggiungere che i sedicenti problemi non riguardano il corretto funzionamento dei tablet, ma la connessione internet che, nonostante l’esiguità dello stanziamento, la scuola è riuscita ad offrire mettendo a disposizione dei 37 alunni anche una scheda dati Sim che offre 20 giga mensili per un anno. Alla famiglia solo l’onere di recuperare un dispositivo, anche vecchio, che faccia da hotspot». La dirigente ha poi aggiunto che questa strumentazione, coperta anche da una annuale assicurazione da danni, resterà a disposizione degli alunni, anche oltre l’attuale fase, «perché da noi, a prescindere dall’evoluzione degli eventi, la didattica digitale, che coinvolge tutti i gradi compresa la scuola dell’infanzia, non sarà più abbandonata, e il lavoro svolto ora ha posto solide basi nella organizzazione del prossimo anno scolastico». «Discreditare, senza alcun fondamento, un bene pubblico – ha concluso Rippa – fornendo informazioni fuorvianti è inaccettabile perché ad essere screditato è un servizio dello Stato italiano. Non siamo secondi a nessun altro Stato al mondo, ma per avere il giusto lustro che ci appartiene, in una dimensione anche internazionale, dovremmo imparare a rispettare il bene pubblico, a difenderlo e a non diffamarlo in una vana guerra fratricida che viene combattuta stupidamente tra noi stessi cittadini italiani».

Fonte: https://www.miocomune.tv/